Via libera a terapia combinata per il tumore alla prostata metastatico

L’Agenzia italiana del farmaco ha approvato il PARP inibitore talazoparib in associazione con enzalutamide per la malattia metastatica resistente alla castrazione nei pazienti con mutazioni nei geni BRCA

La combinazione del PARP inibitore talazoparib e dell’anti-androgeno enzalutamide sbarca finalmente in Italia, dopo la precendete approvazione in oltre 35 paesi, sebbene le popolazioni specifiche di pazienti coperte dalle indicazioni siano variabili.

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha autorizzato la rimborsabilità dei due farmaci in associazione per il trattamento dei pazienti adulti con carcinoma della prostata metastatico resistente alla castrazione, con mutazioni nei geni BRCA1 o BRCA 2 (germinali e/o somatiche), nei casi in cui la chemioterapia non sia clinicamente indicata.

Lo studio TALAPRO-2

La nuova indicazione terapeutica, stabilita dalla Determina AIFA n. PRES/559/2025, è stata pubblicata di recente in Gazzetta Ufficiale (n. 95 del 24/04/2025). Il farmaco, classificato nella categoria H, è soggetto a prescrizione medica limitativa, da rinnovare di volta in volta, da parte di centri ospedalieri o specialisti (oncologi).

L’’iter approvativo per talazoparib in combinazione con enzalutamide si basa sullo studio TALAPRO-2, i cui risultati finali sono stati presentati a febbraio al Simposio sui tumori genitourinari della American Society of Clinical Oncology (ASCO GU 2025).

Lo studio ha incluso 2 diverse coorti di pazienti. La coorte 1 ha arruolato 805 pazienti non selezionati con carcinoma della prostata metastatico resistente alla castrazione di nuova diagnosi, indipendentemente dal fatto che presentassero o meno difetti della ricombinazione omologa (HRD). La coorte 2 ha invece arruolato in modo prospettico 399 pazienti HRD positivi con mutazioni nei geni ATM, ATR, BRCA1, BRCA2, CDK12, CHECK2, FANCA, MLHH1, MRE11, NBN, PALB2 o RAD51C. Metà dei pazienti coinvolti sono stati trattati in prima linea con la combinazione talazoparib e enzalutamide, mentre l’altra metà ha ricevuto enzalutamide più placebo.

I benefici sulla sopravvivenza

I risultati finali rivelano un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza globale con l’aggiunta di talazoparib a enzalutamide in prima linea, sia nei pazienti con deficit della ricombinazione omologa sia in quella tali difetti genetici. L’analisi dei diversi sottogruppi ha mostrato che il beneficio in termini di sopravvivenza globale era però particolarmente pronunciato nei pazienti con deficit della ricombinazione omologa, tra cui quelli BRCA mutati.

Il fatto che talazoparib più enzalutamide sia stato associato a una maggiore sopravvivenza globale rispetto a enzalutamide più placebo nella popolazione totale dello studio (con e senza deficit della ricombinazione omologa) è di notevole importanza e rafforza la validità di questo regime di combinazione, a maggior ragione se si considera che non sono emerse nuove problematiche di sicurezza.

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