Test genomici per il cancro alla prostata metastatico

Le nuove linee guida ASCO sottolineano l’importanza di indagare la genetica tumorale per attuare una medicina di precisione nel carcinoma prostatico avanzato

Di recente l’American Society of Clinical Oncology (ASCO) ha pubblicato sul Journal of Clincal Oncology le nuove linee guida per i test genomici germinali e somatici per il carcinoma prostatico metastatico, un tipo di tumore in cui finora le analisi genetiche hanno avuto un ruolo marginale rispatto a quanto accade nel caso di altre neoplasie, come quelle di seno e polmoni.

Le raccomandazioni per i test germinali

Le linee guida sono scaturite dal lavoro di un gruppo multidisciplinare di esperti e rappresentanti dei pazienti. Nel complesso sono stati selezionati 14 articoli (otto revisioni sistematiche e sei studi clinici) pubblicati tra il 2020 e il 2024. 

Le nuove raccomandazioni sono rivolte ai pazienti affetti da carcinoma prostatico metastatico con un’aspettativa di vita pari o superiore a 6 mesi e candidati al trattamento sistemico. Tutti questi soggetti dovrebbero essere sottoposti a test della linea germinale, perché i dati raccolti mostrano che circa il 12% presenta una qualche mutazione ereditaria. Questo ha implicazioni significative non solo per il potenziale trattamento dei pazienti, ma anche per le loro famiglie in termini di consulenza e test a cascata. Molte varianti patogenetiche germinali coinvolte nello sviluppo del carcinoma prostatico possono causare tumori anche in altri organi, tra cui seno, endometrio, pancreas e ovaie. Sapere di essere portatori di varianti patogenetiche in geni di predisposizione al cancro permette di mettere in atto misure specifiche di prevenzione e diagnosi precoce.

Indicazioni per i test somatici

Le linee guida raccomandano anche l’esecuzione di test somatici per i soggetti con carcinoma prostatico metastatico in fase di valutazione per un trattamento sistemico su bersagli specifici, come nel caso dei PARP inibitori.

Ancora gli autori invitano ad eseguire il test somatico sequenziale in caso di cambiamenti significativi nello stato del paziente o nel piano di trattamento. Ciò è particolarmente vero nei casi in cui i test precedenti sono risultati negativi o non informativi per diverse cause, per esempio per la scarsa quantità o qualità del tessuto d’archivio. In questi casi, se il paziente sta progredendo clinicamente nonostante un precedente test negativo e si stiano cercando altre opzioni terapeutiche, potrebbe essere il caso di ripetere il test somatico.

Il panel di esperti ha infine valutato anche i punti di forza e di debolezza del tessuto tumorale primario d’archivio rispetto alla biopsia metastatica fresca o al test del DNA tumorale circolante per i test somatici. Gli studiosi sono giunti alla conclusione che, se inizialmente sono preferibili i campioni di tessuto d’archivio, l’anlasi del DNA tumorale circolante andrebbe considerata quando non vi è un sito metastatico accessibile per la biopsia o per test sequenziali, mentre la biopsia metastatica è fortemente raccomandata nei casi di minimo carico di malattia.

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