Al via sperimentazione di due radiofarmaci per i tumori di rene e prostata

Le nuove molecole saranno testate in alcuni centri lombardi per la diagnosi delle lesioni renali sospette per carcinoma a cellule chiare e del tumore prostatico, con l’obiettivo di migliorare la specificità diagnostica e con possibili ripercusisoni anche sulla terapia

Ai blocchi di partenza un nuovo studio, multicentrico e tutto lombardo, che vadrà la collaborazione di Ospedale San Raffaele, Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Ospedale di Bergamo per la sperimentazione di due radiofarmaci per la diagnosi delle lesioni renali sospette per carcinoma a cellule chiare e del tumore alla prostata. Attualmente è in corso l’arruolamento dei pazienti, la cui idoneità sarà valutata dagli specialisti sulla base dei criteri clinici previsti dal protocollo della fase I della sperimentazione.

Le due molecole che verranno testate sono OncoCAIX, un radiofarmaco (molecola contenente un atomo radioattivo, usata a scopi diagnostici o terapeutici) utilizzato per la prima volta al mondo e mirato al carcinoma renale a cellule chiare, e OncoACP3, utilizzato per la prima volta in Italia per il tumore della prostata.

Il razionale per il tumore del rene

Il carcinoma a cellule chiare è il tumore del rene più comune negli adulti, con una prediliezione per il sesso maschile. Tra i principali fattori di rischio rientrano il fumo di sigaretta, l’obesità e l’ipertensione. Esistono poi delle forme ereditarie e familiari rare, come, ad esempio, la sindrome di von Hippel-Lindau, associata a varianti patogenetiche del gene VHL.

Nel caso di lesioni renali sospette, il percorso diagnostico attuale è spesso complicato: la biopsia renale è poco praticata per i rischi di sanguinamento e la difficoltà di interpretazione istologica. Per cui spesso si ricorre alla chirurgia in via precauzionale, con interventi di nefrectomia anche in casi in cui la lesione potrebbe non essere maligna.

«L’introduzione di un radiofarmaco altamente specifico come OncoCAIX potrebbe offrire una valida alternativa non invasiva nella diagnosi delle lesioni renali – segnala il professor Arturo Chiti, direttore dell’Unità di Medicina Nucleare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e ordinario di diagnostica per Immagini e Radioterapia all’Università Vita-Salute, coordinatore dello studio per il San Raffaele -. Questo approccio permetterebbe di distinguere con maggiore precisione le lesioni benigne da quelle maligne, riducendo significativamente il ricorso alla chirurgia, soprattutto nei casi in cui non sia strettamente necessario».

L’applicazione del radiofarmaco per il cancro alla prostata

Il tumore della prostata è la neoplasia più frequente tra gli uomini in Italia, con un’incidenza che aumenta con l’età, in particolare dopo i 65 anni. Sebbene nella maggior parte casi questo tipo di tumore abbia una cresacita lenta e sia localizzato, non sono rari i casi in cui la malattia diventa metastatica e progredisce nonostante la terapia ormonale. Il percorso diagnostico standard prevede esami del sangue (PSA), ecografia transrettale e biopsia prostatica, seguiti da imaging avanzato per la stadiazione. «In un contesto di tumore della prostata, i radiofarmaci come OncoACP3 potrebbero rappresentare un’opportunità unica per migliorare la precisione delle immagini diagnostiche. Ciò permtterebbe di definire con maggiore accuratezza le strategie terapeutiche, orientando le scelte cliniche verso trattamenti più mirati e personalizzati» spiega Chiti.

Le prospettive

«Questa sperimentazione rappresenta un passo importante verso una medicina nucleare sempre più precisa e mirata – aggiunge Chiti –. Le due molecole sono infatti progettate per legarsi a bersagli tumorali specifici, migliorando l’accuratezza diagnostica e consentendo una stratificazione più precisa dei pazienti. Ci aspettiamo che queste molecole siano più performanti rispetto a quelle standard, non solo per la precisione diagnostica, ma anche per un eventuale approccio terapeutico».

Gli studiosi ipotizzano infatti la possibilità di adottare un approccio teranostico, che consiste nel modificare la radioattività della molecola impiegata per la diagnosi, trasformandola in uno strumento terapeutico.

Come partecipare allo studio

Lo studio è attualmente in fase di arruolamento presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele. I pazienti candidabili, con sospetto lesioni renali o una diagnosi di tumore della prostata, potranno essere sottoposti all’esame diagnostico con radiofarmaci standard, a cui potrà eventualmente seguire – su base volontaria – la somministrazione della nuova molecola sperimentale.

L’esame previsto è una PET/TC: la procedura è la stessa utilizzata nella pratica clinica, ma la partecipazione alla sperimentazione prevede un tempo leggermente più lungo all’interno del macchinario, per consentire l’acquisizione delle immagini con il radiofarmaco innovativo.

Per ricevere informazioni o manifestare il proprio interesse alla partecipazione, è possibile scrivere all’indirizzo e-mail: studiclicimednuc@hsr.it.

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