Tumore al seno: chirurgia conservativa opzione per le donne BRCA mutate

Secondo uno studio recente il trattamento chirurgico conservativo non è inferiore alla mastectomia nelle donne con varianti patogeniche germinali in geni di suscettibilità

La chirurgia conservativa del seno è da tempo considerata una valida alternativa alla mastectomia per le pazienti con tumore mammario. Tuttavia sussistono ancora dei dubbi sull’idoneità e la sicurezza di tale approccio nelle pazienti con varianti patogenetiche dei geni BRCA1 e BRCA2. Per colmare questa lacuna, alcuni ricercatori coreani hanno condotto uno studio retrospettivo su quasi 600 pazienti, pubblicato di recente sulla rivista JAMA Network Open. Ebbene i nuovi dati suggeriscono che la chirurgia conservativa possa essere considerata un’opzione terapeutica valida quanto la mastectomia anche per le pazienti BRCA mutate.

Il confronto

Nello studio sono stati analizzati in modo retrospettivo i dati, provenienti da 13 Centri della Corea del Sud, relativi a 575 pazienti con tumore al seno con varianti patogenetiche dei geni BRCA, sottoposte a chirurgia conservativa (367) o mastectomia (186) tra gennaio 2008 e dicembre 2015.

I dati sono stato analizzati dopo un follow-up mediano di poco più di 8 anni e hanno evidenziato che il tipo di chirurgia mammaria non era associato in modo significativo agli esiti oncologici, in termini di recidiva a distanza, sopravvivenza globale e recidiva locoregionale.

Dopo aver condotto un’analisi anche per sottogruppi, in base al gene mutato (BRCA1 o BRCA2), alle dimensioni del tumore, all’interessamento linfonodale, al grado e al sottotipo istologico, non sono emerse differenze significative e la chirurgia conservativa non è risultata associata a un maggior rischio di recidiva.

Le opzioni da considerare per le pazienti BRCA mutate

Le attuali linee guida per la chirurgia oncologica mammaria affermano che le pazienti con tumore al seno e predisposizione genetica al cancro al seno, come nel caso delle portatrici di varianti patogenetiche nei geni BRCA, possono prendere in considerazione la mastectomia bilaterale profilattica di riduzione del rischio. I nuovi dati, sebbene vadano convalidati in ulterori studi prospettici, suggeriscono che non vi sia alcuna differenza negli esiti oncologici, inclusa la sopravvivenza libera da recidiva locoregionale, tra le portatrici di varianti patogenite BRCA sottoposte a chirurgia conservativa e quelle sottoposte a mastectomia per la presenza di un tumore mammario. Per tale motivo, secondo i ricercatori coreani, la conservazione del seno con stretta sorveglianza può essere considerata un’opzione terapeutica ragionevole per le portatrici di varianti patogenetiche dei geni BRCA.

Va però ricordato che i risultati di un altro studio recente, pubblicato su Lancet Oncology, evidenziano che togliere mammelle (mastectomia profilattica bilaterale) e tube/ovaie (annessiectomia profilattica) è un’opzione salvavita nelle giovani donne BRCA mutate che hanno già sviluppato un tumore al seno. Secondo il team internazionale che ha condotto lo studio, oggi, almeno nelle donne con varianti patogenetiche BRCA che sviluppano un tumore mammario in età giovanile, la mastectomia bilaterale dovrebbe essere offerta come trattamento ottimale. Seguito o in simultanea, sulla base dell’età e di altre variabili individuali, dalla chirurgia profilattica ginecologica.

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