L’apatia dei pazienti oncologici sembrerebbe legata alla cachessia

Uno studio recente suggerisce che la mancanza di motivazione e l’indolenza che affliggono molti malati oncologici non siano solo una conseguenza psicologica della malattia ma sintomi neurologici legati al deperimento muscolare e alla perdita di peso

La cachessia, che consiste in un profondo deperimento che insorge durante le fasi avanzate di molte malattie croniche, incluso il cancro, potrebbe essere il motore che genera apatia e mancanza di motivazione nei pazienti oncologici. A suggerirlo è uno studio statunitense, pubblicato di recente sulla rivista Science. Utilizzando un modello animale (murino) di cachessia tumorale, gli studiosi hanno identificato un circuito neuro-immunitario attraverso il quale l’infiammazione, un noto fattore critico nella cachessia neoplastica, induce una riduzione della dopamina e conseguenti cambiamenti comportamentali, a partire dai deficit motivazionali.

Dalla cachessia all’apatia

La cachessia colpisce circa l’80% dei pazienti affetti da tumori in fase avanzata, portando a un grave deperimento muscolare e a una perdita di peso involontaria. Oltre al declino fisico, i pazienti sperimentano spesso una grande stanchezza, apatia e depressione che peggiorano ulteriormente la loro qualità di vita. Nonostante questi sintomi neuropsichiatrici pervasivi, i meccanismi biologici che collegano il deperimento periferico alla disfunzione cerebrale e ai cambiamenti comportamentali rimangono poco compresi, ostacolando lo sviluppo di trattamenti efficaci. Partendo da questi presupposti, i ricercatori statunitensi, guidati da Adam Kepecs del Department of Neuroscience della Washington University School of Medicine di St. Louis e Tobias Janowitz, professore associato del Cold Spring Harbor Laboratory, hanno cercato di comprendere i meccanismi attraverso i quali l’infiammazione sistemica, caratterizzata da elevati livelli di molecole infiammatorie circolanti (citochine), tipica della cachessia tumorale, possa compromettere la funzione neuronale.

Lo studio dei meccanismi

Per studiare l’impatto della cachessia sulla motivazione, i ricercatori hanno utilizzato un modello preclinico consolidato: topi a cui sono state impiantate per via sottocutanea cellule di adenocarcinoma del colon. Nel giro di poche settimane, i topi hanno manifestato i classici sintomi della cachessia, quali perdita di peso, atrofia muscolare e riduzione dell’alimentazione, accompagnati da marcati deficit motivazionali.

«Abbiamo scoperto un circuito cerebrale completo, che percepisce l’infiammazione nel flusso sanguigno e invia segnali che riducono la motivazione – spiega Kepecs -. Questo rivela che l’apatia non è solo una reazione emotiva o psicologica alla cachessia, ma è insita nella biologia della malattia».

Il circuito neuro-immunitario identificato coinvolge tre regioni cerebrali chiave: l’area postrema, che scatena nausea e vomito; il nucleo parabrachiale, che svolge un ruolo nella regolazione dell’appetito; e la substantia nigra pars reticulata, che può abbassare i livelli naturali di dopamina. In pratica i neuroni dell’area postrema rilevano la molecola infiammatoria (nello specifico l’Interleuchina-6) e trasmettono questo segnale ai gangli della base per sopprimere la produzione di dopamina, determinando deficit motivazionali.

Possibili strategie di intervento

Diminuendo i segnali dell’Interleuchina-6 nelle aree cerebrali collegate, con anticorpi monoclonali specifici, i topi sono diventati più motivati. Lo stesso risultato è stato ottenuto anche aumentando i livelli di dopamina nelle aree cerebrali attraverso la stimolazione dei neuroni dopaminergici o l’infusione locale di agonisti dopaminergici.

I nuovi dati, se confermati anche nell’uomo, aprono la strada a strategie per migliorare lo stato psico-fisico dei pazienti e renderli così in grado di tollerare meglio i trattamenti antitumorali e di trarne beneficio.

© 2022 Fondazione Mutagens ETS. Tutti i diritti riservati.

Leggi altre notizie