Tumore al seno: con i test genomici meno costi e chemio inutili

Il ricorso alla genomica nelle donne con carcinoma mammario ormonosensibile aiuta ad evitare chemioterapie inutili e a risparmiare importanti risorse anche a livello economico

Secondo i dati preliminari di uno studio condotto dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma (ALTEMS) l’utilizzo dei test genomici, in particolare del test Oncotype DX, nel percorso di cura per le pazienti con tumore al seno sensibile agli ormoni in stadio precoce, oltre a consentire di evitare un numero consistente di chemioterapie inutili, permette di ridurre in modo importante i costi a carico del Sistema Sanitario Nazionale, della società e dei caregivers. I nuovi dati sono stati presentati di recente al convegno nazionale “Next Perspectives. Dalla costellazione dei sistemi sanitari regionali ad un nuovo scenario di applicazione dei test genomici in Italia”, evento promosso, tra gli altri, da FOCE (ConFederazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi).

I benefici clinici dei test genomici

I test genomici sono esami molecolari in grado di analizzare l’espressione di un gruppo di geni allo scopo di fornire un profilo più specifico del singolo tumore.  Nelle donne con carcinoma mammario in fase iniziale, con recettori ormonali positivi e HER2-negativo, i risultati di tali test sono utili per valutare la prognosi e la probabilità di trarre beneficio dall’aggiunta della chemioterapia adiuvante all’ormonoterapia. In questo modo consentono di identificare, con maggiore precisione, le donne che possono davvero beneficiare della chemioterapia da quelle invece che non presentano vantaggi clinici. Evitare chemioterapie non necessarie è molto importante, a maggior ragione nelle giovani donne, perché così si evitano effetti collaterali sgraditi con possibili conseguenze sulla funzione ovarica e, quindi, sulla fertilità femminile che invece va preservata il più possibile.

«I test genomici per il tumore del seno entreranno al più presto nei LEA-Livelli Essenziali di Assistenza che sono in corso di aggiornamento – segnala il professor Francesco Cognetti, presidente di FOCE e Responsabile Scientifico dell’evento di Roma -. Così potranno finalmente trovare una reale applicazione nella pratica clinica quotidiana e soprattutto diventare disponibili per tutti i pazienti che potranno trarne beneficio. Si segnalano, infatti, ancora difficoltà nell’accesso a esami che potrebbero essere utili a circa 13mila donne ogni anno in Italia».

Le ricadute sui costi sanitari

I dati raccolti nello studio di ALTEMS hanno evidenziato vantaggio importanti anche sul fronte economico. In particolare è emerso che l’impiego del test genomico Oncotype DX comporta una riduzione della spesa sanitaria e sociale da 2.106 a 906 euro (-57%), includendo tutti i livelli di rischio clinico (alto, intermedio, basso), ovvero 1.200 euro di risparmio per singolo paziente. Per quanto riguarda i costi totali si è visto che l’utilizzo del test genomico comporta una riduzione della spesa sanitaria e sociale da 53.517.836 a 23.044.420 euro con un risparmio di 30.473.416 euro.

Il test Oncotype DX è quindi uno strumento non solo clinicamente molto efficace ma anche economicamente sostenibile. «Si tratta di un esame che deve essere considerato parte integrante della gestione del carcinoma mammario in stadio precoce e che contribuisce ad una migliore allocazione delle risorse sanitarie – fa notare Cognetti -. Consente di ridurre significativamente i costi complessivi associati al trattamento grazie ad una gestione più mirata delle risorse e alla consentita delle terapie non necessarie».

Migliore gestione con la genomica

Recenti evidenze mostrano anche i possibili benefici derivanti dall’esecuzione dei test genomici prima dell’intervento chirurgico.

«Uno degli ultimi studi scientifici condotti ha evidenziato come l’esame può essere svolto prima dell’intervento chirurgico. In questo caso si riducono notevolmente i tempi di avvio della terapia adiuvante con conseguenti benefici psico-fisici per la donna – segnala Riccardo Masetti, direttore dell’UOC Chirurgia senologica della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS di Roma -. La genomica è quindi un’arma che dobbiamo sfruttare maggiormente nella gestione del carcinoma mammario e nella personalizzazione dei trattamenti, È importante a nostro avviso testare tutti i potenziali pazienti eleggibili e vi è quindi l’esigenza di un allargamento rispetto ai criteri attuali di prescrizione. Tutto ciò ribadisce per l’ennesima volta un principio fondamentale dell’oncologia moderna che è la gestione multidisciplinare del malato».

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