Cancro dell’ovaio: tanti progressi ma la sfida è ancora aperta

In occasione della Giornata mondiale del tumore ovarico, ACTO Italia celebra i suoi 15 anni accanto alle pazienti e fa il punto sulla malattia per la quale si prevede un trend di diagnosi e decessi in crescita

Nonostante i progressi, il cancro ovarico rimane uno dei tumori femminili più temibili. I tassi di sopravvivenza a 5 anni dalla prima diagnosi sono migliorati ma non superano il 43%. Inoltre, secondo dati diffusi dalla World Ovarian Cancer Coalition, senza interventi adeguati, entro il 2050 ci sarà un incremento del 55% delle diagnosi, soprattutto in Asia e Africa. Si prevende inoltre un aumento della mortalità. A puntare i riflettori sul tumore ovarico è ACTO Italia (Alleanza contro il Tumore Ovarico) che, alla vigilia della Giornata mondiale del tumore ovarico in programma l’8 maggio, coglie l’occasione per celebrare il 15° anniversario dalla sua fondazione e fare il punto della situazione.

Il contributo di ACTO

Dal 2010, anno della sua fondazione, ACTO Italia ha fatto molto per sostenere le pazienti con tumore ovarico, sensibilizzare la popolazione sulla malattia e difendere il diritto all’equità delle cure, grazie anche alla collaborazione con la comunità scientifica. In questi 15 anni sono nate sette associazioni regionali ed è stata creata una rete solida e riconosciuta dalle istituzioni. Grazie a questo impegno, la conoscenza del tumore ovarico è passata dal 20% al 60% delle donne.

«Con impegno e determinazione abbiamo superato la boa dei 15 anni – racconta Nicoletta Cerana, presidente ACTO Italia –. Oggi possiamo dire con orgoglio di essere una realtà riconosciuta e strutturata in grado di portare la voce di tutte le 230mila donne affette da tumore ginecologico ai tavoli in cui si discutono le priorità sanitarie». 

La situazione globale e in Italia

Secondo i dati diffusi dalla World Ovarian Cancer Coalition, nel 2022, più di 300 mila donne nel mondo hanno ricevuto una diagnosi di tumore ovarico, un numero considerevole che rischia di aumentare di circa mezzo milione entro il 2025 senza interventi mirati. L’incidenza maggiore riguarderà Asia e Africa, con ricadute anche sul fronte della mortalità. In Europa l’incidenza aumenterà dell’8% mentre la mortalità salirà del 19%.

In Italia il tumore ovarico colpisce più di 52 mila donne, con 5423 nuove diagnosi nel 2024 (dati AIOM) e 3.600 decessi all’anno. Grazie a terapia innovative sono stati fatti grandi progressi, ma ci sono ancora temi aperti, a partire dalla diagnosi precoce.

Il nodo della diagnosi precoce

Il 70-80% dei tumori ovarici viene diagnosticato in stadio avanzato, perché non esiste un test di diagnosi precoce. Proprio per questo motivo è stato avviato un importante progetto di ricerca all’Istituto Humanitas, supportato principalmente dalla Fondazione Alessandra Bono e da AIRC.

«Partendo dall’ipotesi che nelle fasi iniziali del tumore ovarico, il DNA tumorale possa arrivare al canale endocervicale e quindi essere rilevabile nel PAP test, sono stati analizzati 250 PAP test eseguiti fino a 10 anni prima della diagnosi – riferisce Maurizio D’Incalci, responsabile del Laboratorio di farmacologia antitumorale dell’IRRCS Istituto clinico Humanitas e professore di farmacologia presso Humanitas University -. Grazie al sequenziamento del DNA, si è scoperto che alterazioni tumorali erano presenti già nove anni prima della diagnosi, solo nelle pazienti malate e non nelle donne sane. Lo studio ora si amplia a migliaia di casi in tutta Italia, coinvolgendo 50 strutture e utilizzando il machine learning, con l’obiettivo di sviluppare in futuro un test di diagnosi precoce per il tumore ovarico».

Ridurre la resistenza alla chemioterapia

Un altro fronte su cui si sta lavorando riguarda il problema della resistenza alla chemioterapia. Anche in questo caso è in corso uno studio internazionale, frutto della collaborazione tra Europa, Stati Uniti e Paesi asiatici, con focus il tumore ovarico resistente al platino. «Lo studio ha dimostrato che l’aggiunta di un farmaco innovativo alla chemioterapia (un farmaco che agisce sui meccanismi attivati dal cortisolo, l’ormone dello stress) porta a un significativo aumento sia della sopravvivenza libera da progressione che della sopravvivenza globale, rispetto alla chemioterapia da sola – segnala Domenica Lorusso, direttore dell’Unità Operativa Ginecologia Oncologica Humanitas San Pio X -. Si tratta di un risultato promettente per un gruppo di pazienti tra i più difficili da trattare, ovvero quelle resistenti alla chemioterapia. Un ulteriore successo della ricerca che apre nuove prospettive di cura».

Le iniziative per la giornata mondiale

Per la Giornata mondiale sul tumore ovarico, le sezioni regionali ACTO si sono attivate per organizzare diversi eventi con focus su temi importanti, consultabili sul sito dell’Associazione.

Acto Triveneto, per esempio, ha attivato uno sportello informativo all’Ospedale Cà Foncello per aiutare le pazienti a comprendere i propri diritti previdenziali e assistenziali, e altre iniziative.

Acto Piemonte, che ha contribuito all’attivazione di una sala operatoria dedicata alla chirurgia profilattica per donne portatrici di mutazioni genetiche (BRCA1 e BRCA2) presso l’Ospedale Sant’Anna, Città della Salute e della Scienza di Torino, per la Giornata Mondiale dell’8 maggio ha organizzato il consueto “Women’s Power Party”. Una tre giorni di eventi dedicati alla prevenzione e alla sensibilizzazione sulle patologie oncologiche, che si terrà da venerdì 9 maggio a domenica 11 maggio al Ranch delle Donne.

I progetti delle diverse sezioni di ACTO sono comunque moltissimi e tutti di grande valore, sempre nell’ottica di affiancare sotto tutti gli aspetti le donne colpite dalla malattia.

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