Tumore al seno triplo negativo: sottogruppo più a rischio di recidiva

Nuovi dati, presentati al congresso ESMO Breast Cancer 2025, potrebbero aiutare a orientare meglio le strategie terapeutiche per le pazienti con tumori mammari con specifiche caratteristiche

Secondo i dati di uno studio internazionale, presentati al Congresso dell’European Society of Medical Oncology dedicato al cancro al seno (ESMO Breast Cancer 2025), le donne con tumore al seno triplo negativo che presentano bassi livelli di linfociti infiltranti il tumore e coinvolgimento linfonodale costituirebbero un sottoinsieme di pazienti con un rischio di recidiva maggiore nonostante il raggiungiumento di una risposta patologica completa. Questa scoperta potrebbe consentire di stratificare meglio le pazienti e mettere in atto strategie terapeutiche per prevenire la recidiva.

Le caratteristiche del sottogruppo di tumori triplo negativi

I dati presentanti al recente congresso ESMO Breast Cancer derivano da una coorte di più di 600 pazienti con carcinoma mammario triplo negativo in stadio I-III che hanno ottenuto una risposta patologica completa, il che significa che dopo la chemioterapia neoadiuvante (somministrata prima della chirurgia), non presentavano cellule tumorali visibili nel seno o nei linfonodi all’esame istologico dopo l’intervento chirurgico.

Nel carcinoma triplo negativo, la risposta patologica completa dopo il trattamento neoadiuvante è associata a esiti favorevoli, tuttavia, come evidenzia il nuovo studio, un sottogruppo di pazienti rimane a rischio di recidiva. Si tratta delle pazienti con bassi livelli basali di linfociti infiltranti il tumore (cellule del sistema immunitario che hanno lasciato il circolo sanguigno per migrare nel tumore dove sono coinvolte nell’uccisione delle cellule tumorali) e coinvolgimento dei linfonodi.

I nuovi dati mostrano infatti che sia i linfociti infiltranti il ​​tumore sia lo stato linfonodale sono risultati fattori prognostici indipendenti per la sopravvivenza libera da recidiva a distanza e la sopravvivenza complessiva nelle pazienti con risposta patologica completa.

Le possibili implicazioni

Le pazienti con livelli di linfociti infiltranti il ​​tumore superiori al 30% hanno avuto un tasso di sopravvivenza libera da recidiva a distanza a 5 anni del 96,3%, rispetto all’89,5% nelle pazienti con livelli inferiori al 30%. E quando si combinano i livelli di linfociti infiltranti il ​​tumore con lo stato linfonodale si identifica un sottogruppo di pazienti ad alto rischio precedentemente non riconosciuto. L’integrazione dei livelli di linfociti infiltranti il ​​tumore con lo stato nodale potrebbe quindi rivelarsi un prezioso aiuto per migliorare la stratificazione del rischio nelle donne con carcinoma mammario triplo negativo e risposta patologica completa dopo trattamento neoadiuvante.

«Si tratta di uno strumento di stratificazione semplice, conveniente e universalmente applicabile che si basa solo su vetrini colorati con ematossilina ed eosina e non su alcuna tecnologia proprietaria, e che può essere implementato in studi clinici volti a personalizzare il trattamento» ha commentato uno degli autori dello studio, l’oncologo medico Davide Massa dell’Università di Padova, segnalando anche che è già in corso uno studio prospettivo per convalidare i nuovi risultati.

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